È l’uomo su cui Forza Italia punta alle Europee nel collegio Sardegna-Sicilia. Marco Falcone, 53 anni, avvocato, è sposato con Patrizia e padre di due figli. Assessore all’Economia dal 2022, è deputato FI all’Assemblea regionale siciliana da quattro legislature ed è stato assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità dal 2017 al 2022.
Onorevole Falcone, con quali obiettivi si candida al Parlamento europeo?
«Abbiamo accolto l’invito di Forza Italia e del segretario nazionale Antonio Tajani perché le Europee saranno decisive, disegneranno il nuovo assetto politico Ue in un momento storico eccezionale. Ci sono tante incognite a livello internazionale, certo, ma anche enormi opportunità. Serve una visione equilibrata e di prospettiva. Vogliamo far sentire forte la voce delle Isole d’Italia, esprimendo quella cultura del fare tipica di FI e che ci ha contraddistinto in questi anni di buongoverno in Sicilia. Da qui il nostro claim, Per l’Europa dei fatti».
Sardegna e Sicilia, isole con difficoltà simili: su continuità e trasporti in generale c’è da portare avanti una battaglia comune, non crede?
«Non c’è dubbio. Dobbiamo rendere il principio di difesa delle insularità un patrimonio sempre più condiviso in sede europea. Solo così interverremo al meglio, colmando i gap e generando economie di scala, a Cagliari come a Palermo, in sintonia con quanto vogliono i cittadini».
Portualità. Si batterà per migliorare infrastrutture e collegamenti e per rendere le Isole competitive nel comparto merci?
«Nel quinquennio da assessore regionale alle Infrastrutture, tra le altre cose, abbiamo messo i porti piccoli e grandi di Sicilia al centro dell’azione di governo. Conosciamo bene le esigenze del mercato e delle reti del Mediterraneo. Ora vanno allineate agli input dall’Ue, inserendo le prerogative locali in un contesto di strategie globali».
In Sicilia il Ponte sullo Stretto è davvero un’idea percorribile o è solo propaganda?
«Atteniamoci ai fatti: il Governo Meloni ha recuperato l’opera affossata dalla sinistra e l’ha rimessa in carreggiata. Ora c’è un progetto definitivo e l’iter degli espropri. Alle politiche dei “no” ideologici, con cui ci siamo scontrati per tanti anni, contrapponiamo l’Italia del fare. Il Ponte è un’infrastruttura epocale e ci darà lustro in tutto il mondo».
E, in Sardegna, trova sia normale che importanti realtà dell’interno non abbiano collegamenti ferroviari?
«Purtroppo il ritardo c’è. La stessa situazione l’abbiamo trovato in Sicilia nel 2017, al nostro insediamento alle Infrastrutture. La soluzione è il paziente lavoro amministrativo e politico. Portare avanti gli investimenti e i progetti, dando voce al territorio nelle sedi opportune. Noi lo faremo in Europa, anche nell’interesse della Sardegna».
Pale eoliche e fotovoltaico, la Sardegna è sotto assedio. Se fosse questa, la declamata svolta green non pare portare vantaggi.
«Le politiche calate dall’alto, ancorché improntate alla sostenibilità ambientale, non funzionano mai. Il Ppe, come riporta il manifesto di Bucarest, sarà l’alfiere di una transizione ecologica che dovrà essere tanto equilibrata quanto ancorata alle esigenze del territorio».
Il taglio dei fondi del Pnrr qui non ha fatto bene.
«Il Governo nazionale ha dato indicazioni chiare sul fatto che nessun progetto resterà privo di fondi».
La povertà avanza: le due Isole viaggiano su livelli simili anche sotto questo aspetto. Che cosa può fare l’Europa?
«Ci sono tanti strumenti, a partire dal Fondo Sociale Europeo. Una leva indispensabile che l’Ue mette nelle mani delle Regioni per sostenere l’occupazione e ridurre i segmenti di fragilità. Dobbiamo lavorare per rendere i progetti sempre più accordati alle esigenze delle nostre Isole».
Le Europee, per il centrodestra sardo, sono un chance a di riscatto dopo la debacle delle Regionali. Ci sarà?
«Riteniamo di sì. Il risultato sardo è stato ampiamente analizzato e compreso. La maggioranza dell’elettorato guarda al centrodestra con Forza Italia “centro di gravità permanente”, come dice il segretario Tajani, dello schieramento e della politica italiana».
La sua idea di insularità, concetto di recente accolto in Costituzione ma non ancora declinato nei fatti.
«Le conquiste sociali e politiche maturano col tempo. Avere il principio di insularità in Costituzione è una pietra miliare. Ora occorre difenderlo, in Italia come in Europa, e costruire intorno ad esso una realtà normativa adeguata, oltre a misure compensative strutturali».