L'assessore azzurro in corsa per Bruxelles: «Stanziati fondi per cittadini e imprese. Il Ppe crescerà e sarà determinante»

Falcone a “Libero”: «L’Europa deve aiutare le Isole d’Italia a colmare il gap rispetto alle altre Regioni»

«Sto di nuovo percorrendo in lungo e largo la Sicilia. Quando ero assessore alle infrastrutture toccai 332 comuni sui 391 dell’Isola, sia con la presenza fisica che con opere avviate o finanziate. Ora, in poche settimane, siamo più o meno allo stesso livello. Ma è sempre un bel momento incontrare le persone e percepirne l’entusiasmo». Marco Falcone, assessore all’Economia della Regione Siciliana, parla con Libero mentre è in auto tra una tappa e l’altra del suo tour elettorale. Un nutrito bagaglio di preferenze lo ha premiato più volte per l’Ars, e oggi è candidato con Forza Italia alle europee nel collegio Isole.

Insularità ed Europa, come si coniugano queste due dimensioni?
«L’insularità è un nostro elemento identitario, ma genera anche oggettive difficoltà per la Sardegna e la Sicilia. L’Europa deve tenerne conto e deve abbattere quello che è il gap geografico, economico infrastrutturale, riguardante per esempio il trasporto di cose e persone. Noi come governo regionale abbiamo esercitato una funzione ‘vicariante’, stanziando 20 milioni di euro per abbattere il caro voli per le persone residenti in Sicilia. Ma non si tratta di un intervento strutturale. Spetta all’Europa assumere questo tipo di iniziative, dando concretamente seguito all’articolo 174 del trattato di funzionamento dell’Ue che prevede l’impegno per coesione territoriale, sociale ed economica. Ciò si realizza guardando ai nostri territori in maniera attenta. Per esempio, se noi prendiamo i costi di qualsiasi azienda, logistica e trasporti sono molto più onerosi in Sicilia o Sardegna rispetto alla Lombardia. Questo rende i nostri prodotti meno competitivi. Ecco, su dati come questo bisogna lavorare per avere delle risposte dall’Europa. Serve ad esempio la fiscalità di vantaggio. Noi abbiamo proposto in tema di sussidi di alzare le soglie degli aiuti “de minimis” alle imprese, tutelando la libera concorrenza ma dando una mano alle nostre aziende».

Il Ponte sullo stretto contribuirebbe a ridurre i contraccolpi dell’insularità?
«Il Ponte è l’elemento cardine. Stiamo parlando di un’infrastruttura di levatura internazionale, non a caso per poter riprendere la progettazione abbiamo dovuto attendere il disco verde di Bruxelles. Per tanti anni ci siamo scontrati con i no ideologici della sinistra, oggi il centrodestra sta rimediando ai loro danni».

La Sicilia è approdo della rotta del Mediterraneo centrale. Cosa si aspetta dal prossimo quinquennio?
«Mi aspetto maggiore attenzione per quei territori che diventano linee di frontiera per tanti disperati che cercano una possibilità di vita in Italia e in Europa. Se pensiamo, facendo un esempio su tutti, a Lampedusa, comprendiamo come i territori di approdo soffrono delle conseguenze molto pesanti per via dei flussi, che è necessario affrontare con delle compensazioni strutturali per le categorie produttive maggiormente colpite. Prendiamo il comparto pesca. Quando i barchini che trasportano i migranti, per evitare un successivo riutilizzo, vengono affondati, creano rottami e residui che invadono le acque da cui i pescatori si guadagnano da vivere. Questo è un tema che ben sottolinea quanto sia necessario che l’Europa si adoperi, magari attraverso formule di compensazione. Il rischio è la sfiducia verso questa istituzioni internazionale, in cui invece noi di Forza Italia crediamo fermamente. E proprio per questo vogliamo andare in Europa, per rappresentare con coerenza e capacità di approfondimenti le problematiche e le potenzialità di Sicilia e Sardegna».

Andando sul piano più strettamente politico, sulla prossima maggioranza europea al momento è difficile fare previsioni. Lei cosa si aspetta?
«Credo che il Partito Popolare Europeo, cui Forza Italia appartiene, crescerà e si attesterà come il partito di maggioranza al Parlamento di Bruxelles. Sono convinto che potremo così affermare nel prossimo quinquennio una linea politica per l’Europa fondata sulla difesa della pace, sulla tutela di economia e prodotti, di confronto e competizione virtuosa con le altre grandi potenze del mondo. Anche per questi obiettivi, la coesione territoriale è presupposto irrinunciabile».

Pietro De Leo