«Ho condotto la campagna elettorale raccogliendo il sostegno della gente e della classe dirigente di Forza Italia. Altri invece hanno ritenuto che fosse giusto sostenere qualche nome diverso da quello dei propri candidati in lista, e questo è legittimo. Ho descritto ciò che è successo». Marco Falcone, assessore all’Economia del governo Schifani, eletto a Bruxelles con oltre 100mila voti spiega così la sua frase post-voto che rivendica un successo «ottenuto senza apparati alle mie spalle né protesi artificiali», che in molti avevano letto come una frecciata al rivale Edy Tamajo, ma anche a Totò Cuffaro che avrebbe dirottato parte dei voti Dc sul candidato caro al governatore Schifani.
I suoi voti, quindi, da dove arrivano?
«Da moltissima gente, dalla base del partito, da tanti amministratori locali che hanno apprezzato la mia azione di governo, prima da assessore alle Infrastrutture e poi all’Economia. Poi, se andiamo a guardare, ci sono tanti Comuni con sindaci di sinistra, o comunque non di Forza Italia, che mi hanno apprezzato e si sono spesi in prima persona, mi hanno dato una mano. Questa è la più grande soddisfazione che si possa avere: portare il partito in aree dell’elettorato dove prima non c’era, prendere un voto plebiscitario. Io non ho apparati».
Qualcuno la accusa di avere distribuito soldi a tutti con il contributo sui mutui, lo sconto sui voli aerei, lo “straccia bollo”. Cosa risponde?
«C’è tanta gente che ha bisogno e quindi, non potendo risolvere i problemi a monte, cosa che faremo adesso in Europa, abbiamo aiutato i cittadini. Soprattutto, abbiamo aiutato la Sicilia che nel 2021 è stata la più importante stazione appaltante d’Italia. L’unica Regione che nel 2024 ha visto migliorare il proprio rating, venendo equiparata allo Stato. È stata cioè promossa da ben due agenzie internazionali. Perché abbiamo incrementato le entrate e ottimizzato la spesa».
Diceva che adesso in Europa potrà risolvere i problemi. Come?
«Ci batteremo per far abbassare i tassi di interesse e per l’attuazione del principio di insularità. È sancito dalla Costituzione e riconosciuto dall’Europarlamento: malgrado ciò, non ci è stato dato un euro. Per questo, con lo sconto sui voli, ci siamo sostituiti allo Stato e abbiamo aiutato i viaggiatori siciliani».
Anche il governo Meloni ha cancellato i fondi per l’insularità dalla Finanziaria.
«Poco male: la battaglia la faremo noi di Forza Italia. Insieme a quelle per la fiscalità di vantaggio in Sicilia e per l’aumento del tetto agli aiuti pubblici “de minimis” alle nostre aziende, senza incorrere nell’accusa di danno alla libera concorrenza. Poi vogliamo anche la creazione di un fondo per ridurre il costo dei biglietti aerei da e verso la Sicilia».
A chi lascia la poltrona? Qualcuno sussurra che lei tifi per l’ex eurodeputato Giovanni La Via ma che Schifani abbia altri programmi.
«Non ci siamo ancora confrontati con il presidente. Penso che sia nelle cose che un governo guidato da Forza Italia debba essere rappresentativo di tutto il partito. Non credo che verranno fatte azioni che escludano chi ha contribuito a portare il partito al secondo seggio. Noi, sul solco del segretario Antonio Tajani, siamo la storia di Forza Italia. Credo che Schifani, che interpreta bene la storia del partito nel rimpasto terrà conto di tutte le realtà che oggi danno corpo a Forza Italia, malgrado qualcuno possa tentare di spingerlo in altre direzioni. Sia le realtà più identitarie, riunite intorno alla mia candidatura, che le adesioni più recenti. Come è giusto che sia».
Come valuta le parole dell’ex ministro Salvatore Cardinale, che nell’intervista di ieri a “Repubblica” saluta la fine del «partito leaderistico» e auspica una Forza Italia con varie componenti, in stile Dc? Lui e Tamajo «riformisti» e lei «di destra»…
«Forse Cardinale, che ha vissuto la sua esperienza politica in un partito delle correnti, vorrebbe rivivere ciò che ha fatto in passato. Ma noi siamo Forza Italia, un partito che è nato anche per ribaltare certe liturgie. Lo abbiamo accolto, Cardinale con tutti gli altri, e hanno avuto un ottimo risultato: quale sarebbe il problema? Sono stato io il primo ad auspicare un partito inclusivo e non chiuso, un partito che riunisca tutte le forze che guardano al Ppe. Alle Europee Forza Italia si è sempre aperta a contributi esterni. Siamo in crescita già da un po’ e quest’anno, grazie all’apporto di altre forze politiche, questa crescita è stata più accentuata. Alla fine, comunque, nelle Isole sono stati eletti due eurodeputati iscritti a Forza Italia».
Avete fermato i centristi?
«È giusto e auspico che queste forze centriste facciano parte della nostra famiglia in maniera sempre più organica. L’ho detto al congresso nazionale: non dobbiamo avere né complessi di inferiorità né di superiorità. La base di ogni ragionamento deve essere però la lealtà, perché noi non siamo amanti degli inciuci, come qualcuno è stato in passato».
Gioacchino Amato